La passione punitiva
- bompiani
- 15 gen 2023
- Tempo di lettura: 2 min

Nel 2017, Didier Fassin, medico e antropologo francese, scriveva un libro, “Punire: una passione contemporanea”. Punire è infatti una passione contemporanea, che s’inserisce compiutamente nella nostra cultura dominata dalla morte, la crudeltà, la mistificazione e il dolore.
La passione punitiva non fa che crescere negli ultimi decenni e accelerare negli ultimi anni.
Oggi questa singolare passione presenta un nuovo esempio, quello di Alfredo Cospito, un anarchico di 55 anni, da quasi dieci in prigione per aver compiuto due attentati.
Nel primo, sparava al ginocchio dell’A.D. di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, e veniva condannato a 10 anni e 8 mesi. Mentre era già in carcere, veniva accusato di un secondo attentato, stavolta senza vittime, per aver piazzato due ordigni a basso potenziale in un prato vicino alla Scuola allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, nella notte tra il 2 e il 3 giugno del 2006.
La sua condanna è stata allora convertita a vent’anni di carcere duro.
Nel maggio dell’anno scorso, però, la condanna è ancora peggiorata, con il trasferimento dal carcere duro al regime 41 bis (destinato a gravi reati mafiosi), con isolamento quasi perpetuo e due ore d’aria in uno stretto cunicolo.
Questo accanimento, avvenuto durante il Ministero Cartabia, e che prosegue sotto il ministero Nordio, è dovuto al sospetto che si mantenesse in contatto con l’associazione anarchica che aveva diretto da giovane. Sembra tuttavia che questa associazione non esistesse o non fosse diretta da lui. Ora Cospito è da quasi 100 giorni in sciopero della fame e prossimo alla morte.
Ma sembra che ancora non basti e che la sua condanna possa convertirsi in un ergastolo ostativo.
Cospito è un anarchico, cioè antifascista e antimarxista poiché si oppone a entrambi i poteri.
L’accanimento contro gli anarchici non è nuovo: non sono amati né dalla destra né dalla sinistra, né da chiunque apprezzi il potere, e sono spesso candidati ad assumere la colpa dei reati irrisolti (come il povero Pietro Valpreda per la strage di piazza Fontana).
Cospito è colpevole di alcuni reati per cui è prevista la reclusione. Ma i suoi delitti sono così infami da giustificare l’azzeramento di un’esistenza?
E vi è comunque un reato così infame da giustificare questo azzeramento?
O, terza domanda, questo trattamento è stato mai applicato da un regime democratico verso il responsabile di un reato simile?
Se la risposta a queste tre domande è no, bisogna chiedersi perché allora tutto questo avvenga per Alfredo Cospito.
Questo governo ha già dato mostra della sua passione punitiva. Meloni crede all’obbedienza come crede al potere; niente può esserle più estraneo dell’anarchia. Ma se esiste una parvenza di opposizione, questo è il momento di provarlo.
G.B.
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