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La nostra ombra

  • bompiani
  • 24 ott 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Siamo immersi in un miasma soffuso, in un grigio minaccioso, in quell’aria di quando il temporale è lontano eppure brontola e mastica e sputa una pioggia obliqua.

Quest’aria è indirettamente dovuta all’epidemia che sta invadendo il mondo da ormai due anni, ma più direttamente dalla parola unica che ha investito la Terra e che la schiaccia sotto il suo consenso autoritario. E quest’aria si chiama paura. Tutti abbiamo paura. Una paura che non è solo della malattia, ma è dell’altro, del nostro simile, di quello che incontriamo mascherato per la strada, di quello che ci spia dal fondo del negozio, di quello che ci parla stizzito dagli schermi, di quello che ci sfiora con un pugno, di quello che ci zittisce, di quello che quasi non ci riconosce..

E insieme, paura di pensare, paura di toccare, paura di muoversi, paura di vedere.. Prima ancora della paura dell’altro, abbiamo paura di noi, di ciascuno di noi, di tutti noi: paura di sé.

Che cos’è successo del noi che sfidava il mondo, del piccolo tronfio allegro noi che girava per le strade affermando le proprie quattro verità, le proprie superbe certezze? E’ svanito dietro alla maschera?

Da molto tempo ci siamo disabituati alla verità. Da troppo tempo viviamo avvolti in un’aura di mistificazione pubblicitaria, di nebbia politica, di parole autoritarie, che affermano con assoluta convinzione il ‘sentito dire’. Da troppo tempo abbiamo disimparato a dissentire, a dubitare, a sospendere il giudizio, a interrogarci..

E se qualcuno lo fa, allora è il nemico! E’ pazzo, è demente, è minaccioso!

C’è una bellissima fiaba di Andersen, che racconta come un uomo, affacciatosi alla finestra, mentre guardava curioso il balcone di fronte per scoprire chi vi vivesse, mandò in esplorazione la propria ombra. Ed essa non tornò. Cominciò a vivere per proprio conto, mentre il suo antico padrone, l’uomo ormai senz’ombra, se ne restava infreddolito dietro ai vetri.

Molti anni dopo, l’ombra torna e lo trova solo e spaventato come l’ha lasciato. E l’ombra decide di portarselo dietro..

Ecco che cosa è successo: ci siamo scambiati con la nostra ombra.

Non mandiamo nel mondo la nostra ombra al nostro posto. Non rischiamo di diventare l’ombra della nostra ombra. Riprendiamoci il corpo e la parola, che sono nostri, malati o sani, ma vivi, riprendiamoci il pensiero, che ha bisogno di coraggio e di libertà per germogliare e crescere. Chiudiamo per un momento le orecchie all’eco, che ripete all’infinito l’ultima parola udita, lasciamo salire il silenzio, aperto, fresco, promettente come una luna nuova.

 
 
 

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