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Appesi a un filo

  • bompiani
  • 28 gen 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Ho molti amici vaccinati che sono attualmente affetti da Covid.

Ho un po’ di amici non vaccinati, uno dei quali è affetto da Covid.

Nessuno di loro è in ospedale, perché questa variante è leggera sia per gli uni che per gli altri. Ma conosco alcuni non vaccinati che non vedono l’ora di prendersi questa forma blanda di virus per ottenere il Green Pass (anzi il Super Green Pass), e ricominciare a vivere.

E ho molte amiche e amici che continuano a guardarmi con affetto, perché non concepiscono che una differenza di opinione possa rompere un’amicizia, e ne ho altre e altri che invece lo concepiscono e infatti la nostra amicizia è sospesa sul vuoto, dove può precipitare da un momento all’altro, non appena marcirà il filo che ancora la trattiene.

E mi domando: qual è il limite oltre il quale una differenza di opinione non è accettabile?

Facciamo un esempio: l’antisemitismo? Il razzismo? Non sempre.

Durante la mia infanzia, l’antisemitismo era molto diffuso, ma questo non ha mai costituito una pregiudiziale per l’affetto e l’amicizia. Non c’era più il fascismo, non c’erano leggi razziali, gli ebrei non correvano rischi nella società del dopo guerra.

Quanto al razzismo è tuttora diffusissimo ovunque. Ma anche questo, purché non si esprima esplicitamente e brutalmente, non impedisce rapporti amichevoli fra chi non è d’accordo (il razzismo è abitualmente praticato nelle questure e altri luoghi deputati al rilascio di documenti).

Forse la pena di morte è una pregiudiziale. Chi vuole la pena di morte non può essere mia amica o amico. Ma se qualcuno di fronte a un crimine orrendo la invoca rabbiosamente, rompo l’amicizia? Non credo: mi limito a litigare.

E arriviamo al Green Pass. La grande maggioranza delle italiane/italiani lo approva ed è felice di averlo. Non si cura delle ragioni di chi non si vuole vaccinare (la frase più usuale è: non la facciano tanto lunga!); non le importa di coloro che muoiono per essersi vaccinati (ultimamente un bambino di 12 anni); non si preoccupano della giovane madre che ha perso il bambino perché scacciata dall’ospedale per difetto di tampone; non credono che persone che corrono alti rischi di morire per il vaccino non vengano esentati. Credono invece a tutto quello che ripetono i media: gli ospedali sono strapieni di no-vax, i no-vax sono altamente contagiosi; chi sostiene i no-vax mette in pericolo le famiglie.. E via dicendo.

Questo è quello che pensa la maggior parte degli italiani/e e dei miei amici/che.

Io penso invece che i vaccini in generale si siano rivelati molto utili per debellare alcune malattie gravissime (somministrati una sola volta nella vita, con rarissimi effetti collaterali); e penso che il vaccino antinfluenzale (che faccio da alcuni anni, salvo i tre ultimi) riduca il rischio di prendersi l’influenza per due o tre mesi e, semmai, te la faccia prendere in forma leggera. Penso che questi nuovi vaccini anti Covid (intendo quelli accettati in via esclusiva dall’Italia), tuttora sperimentali, procurino più o meno gli stessi benefici provvisori e relativi di un vaccino antinfluenzale, ma abbiano effetti collaterali immediati molto sgradevoli ed effetti collaterali futuri potenzialmente gravi.

Penso che in assenza di un obbligo vaccinale (perché il vaccino è sperimentale e per di più l’obbligo renderebbe lo Stato responsabile degli incidenti), la costrizione a vaccinarsi in ogni sua forma sia ingiustificata, illegale e incostituzionale.

Penso che il continuo aggravarsi delle restrizioni inflitte ai non vaccinati, - mentre la malattia riduce la sua gravità e i contagi aumentano in una popolazione vaccinata al 90% -, sia dovuto, non alla lotta contro il Covid (l’Italia è il secondo paese per contagiati e morti, e credo il primo per durezza nelle restrizioni), ma alla lotta a favore della tessera che ormai governa la nostra vita.

Penso che le mie speculazioni sulle ragioni per questo accanimento del governo siano irrilevanti.

Che sia invece estremamente rilevante l’indifferenza individuale e sociale verso la discriminazione e la persecuzione di cittadini che non hanno violato alcuna legge, né si sono resi responsabili di comportamenti lesivi verso altri cittadini. Che questa indifferenza, questa ‘spensieratezza’ sia una forma di crudeltà e di ‘razzismo’ gravissima. Che l’obbedienza cieca verso il monopensiero politico e mediatico sia una vergogna per l’intelligenza e un pericolo altissimo per la nostra libertà presente e futura.

E dunque, questa indulgenza reciproca che ci mantiene amici sia l’ultima traccia flebile del vivere comune. Flebile ed effimera. E poiché io credo nell’evidenza, posso solo sperare (con un certo timore) che improvvisamente il pentolone si scoperchi, e gli ingredienti che vi bollono dentro mandino i loro veri odori (che purtroppo i malati di Covid non sentiranno); e poiché il naso è la porta del pensiero, la grande atarassia ceda di fronte ai miasmi da cui saremo sopraffatti.

E se non succede? Allora il filo dell’indulgenza marcirà e, cadendo nel vuoto, ci troveremo davvero soli, da una parte e dall’altra. Come succede quando si è vittime di un colpo di testa, un colpo di coda, un colpo di stato, un colpo di mondo.

gb

 
 
 

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